giovedì 31 gennaio 2013

Introduzione al Neorealismo


Il termine “Neorealismo” si diffonde originariamente in ambito cinematografico, a partire dal film Ossessione di Visconti, uscito nel 1942. Dopo il 1943 l’etichetta si estende anche all’ambito letterario. Essa indica la necessità di un ritorno alla realtà, dopo il soggettivismo e l’intimismo prevalenti negli anni Trenta, ed esprime l’esigenza, che si diffonde in questo periodo in buona parte della cultura europea, di “andare verso il popolo”. È soprattutto la realtà della guerra, della Resistenza e del dopoguerra, con la sua miseria e con le sue lotte politiche, a ispirare la nuova cinematografia (Visconti, De Sica, Rossellini), la nuova narrativa (Pratolini, per esempio), la nuova poesia (Scotellaro). Il prefisso “neo” indica la novità del fenomeno rispetto al realismo ottocentesco. Pur rifacendosi infatti a modelli prevalentemente ottocenteschi (Verga soprattutto), la nuova narrativa tende infatti a un nuovo impegno politico e ideologico, esplicitamente di parte, che coincide con la prospettiva dei partiti di sinistra. Notevole è anche l’influenza della narrativa americana (di Hemingway, per esempio), d’altronde mediata dai due maestri del Neorealismo, Pavese e Vittorini. La differenza fra il Neorealismo e il generico “nuovo realismo” che si diffonde in Italia negli anni Trenta è cospicua: il Neorealismo si rifà più apertamente a modelli ottocenteschi e a un impegno esplicitamente ideologico e politico, ispirato all’antifascismo, all’esigenza di “andare incontro al popolo”, alla denuncia delle ingiustizie sociali e, spesso, a una prospettiva di tipo socialista. L’aspetto ideologico-politico era invece assente o comunque assai meno evidente nel “nuovo realismo” e più in generale nella letteratura degli anni Trenta. Il Neorealismo sarà spazzato via dallo sperimentalismo promosso dalle nuove tendenze letterarie che si affermeranno nella seconda metà degli anni Cinquanta e all’inizio degli anni Sessanta, grazie all’azione di Pasolini da un lato e dei poeti “novissimi” della Neoavanguardia dall’altro, e delle rispettive riviste, «Officina» (1955-1959), e «Il Verri» (nata nel 1956).
In poesia, la poetica del Neorealismo fu promossa soprattutto da riviste come «La strada», diretta da Antonio Russi fra il 1946 e il 1948, e «Momenti» (1948-54), che sostenevano la necessità di una poesia impegnata anche in senso politico, volta a coltivare l’epica e la cronaca piuttosto che la lirica, una poesia corale atta a rappresentare situazioni collettive e stati d’animo popolari piuttosto che la poesia soggettiva e individuale, la prosasticità al posto della purezza e della rarefazione linguistica e stilistica. L’obiettivo polemico era rappresentato, naturalmente, dall’Ermetismo.
I modelli furono soprattutto stranieri: Majakovskij, Brecht, García Lorca, Neruda, Eluard, Aragon, Lee Masters con Spoon River Anthology. Il Neorealismo dette i suoi risultati migliori nel cinema piuttosto che nel romanzo o nella poesia, generi in cui prevalsero un’impostazione eccessivamente ideologica e la retorica populistica. I poeti più significativi comunque furono Velso Mucci e soprattutto il lucano Rocco Scotellaro (1923-1953), il cui realismo va cercato tuttavia, più che nella rappresentazione dei contadini della sua terra (che nei suoi versi tende irresistibilmente a diventare leggenda, mito, luogo di non-contraddizione), nella descrizione angosciosa dell’ambiente cittadino. Bisogna ricordare poi che poeti ermetici o vicini all’Ermetismo fiorentino come Alfonso Gatto e, soprattutto, Salvatore Quasimodo si adeguarono alla nuova poetica nella produzione successiva al 1945, abbandonando il simbolismo per una poesia ispirata alla cronaca e impegnata in senso sociale e politico. L’area cronologica del Neorealismo va dal 1943 al 1955 circa. Nonostante la scarsezza di validi risultati estetici, la poetica neorealista favorì in poesia un abbassamento stilistico e un rinnovamento linguistico che posero fine al chiuso petrarchismo degli anni Trenta. Inoltre promosse uno sviluppo di forme poetiche — per esempio, il poemetto narrativo — che saranno riprese dai poeti di «Officina». Al di là dei suoi risultati, la poesia neorealistica aprì dunque nuove interessanti direzioni di ricerca, che saranno continuate, in modi nuovi, dai poeti sperimentali della generazione successiva.
Il neorealismo coincide quindi con la letteratura dell'antifascismo, della guerra, della Resistenza, della sorte postbellica, in quanto revisione e riscatto dei valori morali e civili che la politica fascista e la sua avventura internazionale avevano adulterato.
Non pare quindi possibile limitare il neorealismo ad una semplice questione di poetiche, in quanto esso ha elaborato un diagramma di richieste che travalicano la frontiera strettamente letteraria per investire la situazione dell'uomo e dell'intellettuale, e insieme l'avvenire sociale e politico del cittadino.
In questo senso il neorealismo nasceva da una consapevolezza e una responsabilità che imponevano all'arte e in generale alla cultura un impegno preciso, intendendo farle partecipi di una radicale promozione etica dell'individuo e della comunità.
Si trattava di conseguire, attraverso la rappresentazione di verità locali e dirette, una più attiva cognizione della problematica extranazionale, per sentirsi vivere nuovamente nel circuito della cultura europea e cosmopolita.
Il neorealismo comprende autori, opere e progetti che non si lasciano accomunare in una sola direzione. La loro provenienza e la loro formazione sono assai diverse e spesso appartengono a culture ed esperienze antitetiche. Gli anni di fioritura del neorealismo iniziano nel 1929/30, con la pubblicazione di "Gli Indifferenti" di Alberto Moravia,”Fontamara” di Ignazio Silone “Gente in Aspromonte” di Corrado Alvaro.
La distanza e il contrasto fra l'ottimistica Italia ufficiale del dopoguerra e la realtà del Paese, sconvolto da drammatici squilibri sociali, economici, culturali, inducevano sempre più gli scrittori ad abbandonare le evasive esercitazioni di stile e a ritrarre il mondo con la maggior dose possibile di verità.
Grandi autori quali Pavese, Fenoglio, Brancati, Bernari, Calvino, Levi, Rigoni Stern, Vittorini, Berto, Cassola, Bigiaretti, Bartolini, Viganò contribuirono con le loro opere a diffondere l'influenza e l'importanza del neorealismo.
Verso la metà degli anni '50 si andarono però evidenziando i limiti entro i quali si era mossa l'intera esperienza neorealista e che riguardavano sia la scarsa coscienza stilistica, sia la generica prospettiva ideologico-politica che non andò mai al di là della vaga proposta di un radicale cambiamento sociale, privo però di precisi connotati scientifici e storici. 
L'esaurimento del Neorealismo si registrò già alla metà degli anni'50.

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